Per salute mentale si intende, così come la definisce l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità“. Quindi, come vediamo, talvolta, la salute mentale è direttamente o inversamente proporzionale ad uno stato di prosperità fisica e sociale. Ovvero, più stiamo bene mentalmente e più ci impegniamo a raggiungere uno stato fisico adeguato, o al contrario, più cerchiamo di star bene fisicamente, più ne giova la mente e la salute.
Dal 2020, scrollando i feed di Instagram e di LinkedIn talvolta si vedono molti contenuti connessi alla tematica. Infatti, la pandemia COVID-19, nonostante siano passati appena tre anni, ci ha lasciato davvero tanto di cui parlare da questo punto di vista. Il lockdown, le restrizioni, lo smartworking, il non poter uscire e fare qualunque attività hanno contribuito al peggioramento della nostra salute mentale. Su LinkedIn in particolare, si è cominciato a parlare di come la salute mentale possa influenzare il rendimento del nostro lavoro, soprattutto se l’azienda in questione commette alcuni errori come ad esempio: il troppo lavoro distribuito male all’interno della settimana, orari che vanno oltre la fine del turno, la mancanza di tempo per coltivare un hobby o un’attività fisica e così via.
Sicuramente, oltre a parole come: gioco di squadra, spirito di solidarietà, lealtà, educazione, rispetto, competizione sana e competenze trasferibili in altri contesti quotidiani, ci viene in mente un semplice obiettivo: ovvero migliorare le condizioni fisiche e psichiche, lo sviluppo delle relazioni sociali o il conseguimento di risultati nel corso di competizioni su tutti i livelli.
Da un punto di vista prettamente scientifico, infatti, l’attività fisica rilascia degli ormoni come la dopamina, la serotonina, endorfine ed encefaline, che contribuiscono ad aumentare uno stato di euforia crescente e a sviluppare uno stato di energia e felicità duraturo nel tempo, mitigando i sintomi della depressione, laddove lo stato generale della singola persona lo permetta. Lo sport contribuisce allo sviluppo psicofisico ed è utilizzato spesso come terapia per migliorare la salute mentale.
Pensando al contesto scolastico, ci viene ancora più facile collegarlo al contesto sportivo. Il gioco aiuta l’attività sportiva ad essere innanzitutto più divertente per chi lo pratica, ma poi anche per chi insegna, come metodo per far capire ai bambini che non è solo un’attività fine a sé stessa. Peccato però che in alcune situazioni, l’ora di educazione fisica sia molto sottovalutata dagli studenti che la ritengono solamente un tempo morto, invece che un tempo vivo, utile solamente a ripetere le materie dell’ora successiva per interrogazioni e verifiche.
Alcuni studi infatti, dimostrano che praticare attività sportiva sin da piccolissimi esplorando lo spazio intorno a sé, per conoscere il contesto in cui vivono sia fondamentale. Si consiglia specialmente di praticare sport individuali nella prima infanzia, per poi proseguire con gli sport di squadra dagli 8 ai 13 anni. L’attività motoria quindi attraverso il gioco ed il movimento stimola i bambini a conoscere il contesto esterno e di conseguenza stimola anche lo sviluppo sociale e affettivo, favorisce un maggior livello di attenzione e una maggiore autostima in generale.
Se lo sport può essere d’aiuto alla salute mentale la risposta resta solamente che positiva, dando più vantaggi che svantaggi effettivi. Noi come ThemA Sport, promuoviamo l’educazione allo sport nelle scuole attraverso il progetto Sport education e nelle aziende attraverso il progetto Corporate wellbeing aziendale. Crediamo che l’attività motoria sia un ottimo mezzo per vivere più sani e soprattutto più felici.
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